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Killer per Caso
Blake Pierce


Un Mistero di Riley Paige #5
Un capolavoro del giallo e del mistero! L’autore ha svolto un magnifico lavoro, a sviluppare i personaggi con un approfondito lato psicologico, così ben descritto, che ci fa sentire all’interno della loro mente, provare le loro paure e gioire del loro successo. La trama è molto intelligente e vi intratterrà per tutta la durata del libro. Ricco di colpi di scena, questo libro vi terrà svegli fino all’ultima pagina. Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Il Killer della Rosa) KILLER PER CASO è il libro #5 nella serie di bestseller dei misteri di Riley Paige, che comincia con il KILER DELLA ROSA, bestseller (Libro #1) – un romanzo scaricabile gratuitamente, con oltre 600 recensioni da cinque stelle! Un’evasione da una prigione di massima sicurezza. Chiamate frenetiche dell’FBI. Il peggior incubo dell’Agente Speciale Riley Paige è divenuto realtà: un serial killer che ha catturare anni fa è a piede libero. E il suo obiettivo principale è lei. Riley è abituata a dare lei la caccia, ma per la prima volta, si ritrova – insieme alla sua famiglia – ad essere la preda della caccia. Mentre il killer la perseguita, al contempo, lascia dietro di sé una scia di morte, e Riley deve fermarlo prima che sia troppo tardi – per le altre vittime, e per se stessa. Ma questo non è un killer ordinario. E’ fin troppo intelligente, e il loro gioco del gatto col topo troppo contorto, e in qualche modo, riesce ad eluderla e a stare sempre ad un passo avanti a lei. Disperata di fermarlo, Riley si rende conto che c’è un solo modo: deve immergersi nel passato, nella contorta mente del killer, nei suoi vecchi casi e riapprendere quale sia la sua causa scatenante. L’unico modo di fermarlo, lei si rende conto, è affrontare l’oscurità che pensava di essersi lasciata alle spalle. Un cupo thriller psicologico, caratterizzato da una suspense mozzafiato, KILLER PER CASO è il libro #5 in un’affascinante nuova serie – con un nuovo amato personaggio – che vi terrà incollati alle pagine fino a notte fonda. Il libro #6 nella serie di Riley Paige sarà presto disponibile.







KILLER PER CASO



(UN MISTERO DI RILEY PAIGE—LIBRO 5)



B L A K E P I E R C E



TRADUZIONE ITALIANA

A CURA

DI



IMMACOLATA SCIPLINI


Blake Pierce



Blake Pierce è l’autore della serie di successo I misteri di RILEY PAIGE, composta da gialli ricchi di suspense: IL KILLER DELLA ROSA (libro #1), IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (libro #2), OSCURITA’ PERVERSA (#3) e IL KILLER DELL’OROLOGIO (#4). Blake Pierce è anche l’autore della serie I misteri di MACKENZIE WHITE.

Avido lettore, e da sempre ammiratore, dei romanzi gialli e dei thriller, Blake apprezza i vostri commenti: pertanto siete invitati a visitare www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com) per saperne di piГ№ e restare in contatto con l'autore.



Copyright © 2016 di Blake Pierce. Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né potrà essere inserito in un database o in un sistema di recupero dei dati, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso. La licenza di questo ebook è concessa soltanto ad uso personale. Questa copia del libro non potrà essere rivenduta o trasferita ad altre persone. Se desiderate condividerlo con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non è stato acquistato solo a vostro uso personale, restituite la copia a vostre mani ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questo autore. Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell'immaginazione dell'autore o sono utilizzati per mera finzione. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, è frutto di una pura coincidenza. Immagine di copertina di Copyright GongTo, usata con l’autorizzazione di Shutterstock.com.


LIBRI DI BLAKE PIERCE



I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)



I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)



I MISTERI DI AVERY BLACK

IL KILLER DI COLLEGIALI (Libro #1)

CORSA CONTRO IL TEMPO (Libro #2)


INDICE



PROLOGO (#u1d80b3d2-1ae5-599e-8e50-f360c2ba5543)

CAPITOLO UNO (#ub5603a9a-1bc1-5f92-83c7-09b4e2efa6e5)

CAPITOLO DUE (#ua8ba0d3c-a246-5c50-bbd9-0011a1e657f8)

CAPITOLO TRE (#u5ee12e90-102f-52db-945c-d00b78ce979e)

CAPITOLO QUATTRO (#udf50e881-b524-5e40-8930-a6fa6468df1d)

CAPITOLO CINQUE (#u0be4bd81-b9e2-5f40-a25d-deb9eed3ddea)

CAPITOLO SEI (#u2296d209-345b-5142-b9b3-20d95c76655c)

CAPITOLO SETTE (#u93e017cb-b521-57d0-9f39-156b754429da)

CAPITOLO OTTO (#u428dc2a5-2425-5014-a49b-5184d0fdaf2c)

CAPITOLO NOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTITRE' (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTICINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTINOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTA (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTADUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTATRE’ (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTAQUATTRO (#litres_trial_promo)

CHAPTER THIRTY FIVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTASEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTASETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTANOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUARANTA (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUARANTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUARANTADUE (#litres_trial_promo)


PROLOGO



L’auto dell’Agente Speciale Riley Paige sfrecciava per le buie strade di Fredericksburg, rompendo il silenzio della notte. Sua figlia, di appena quindici anni, era scomparsa, ma Riley era più furiosa che spaventata. Immaginava di sapere dove fosse la ragazza: con il suo nuovo ragazzo, il diciassettenne Joel Lambert, ritiratosi dal liceo.

Riley aveva fatto del suo meglio per mettere fine a quella relazione, evidentemente senza riuscirci.

Stasera tutto questo cambierГ , pensГІ con determinazione.

ParcheggiГІ proprio di fronte alla casa di Joel, una piccola abitazione fatiscente in un quartiere malfamato. Ci era giГ  stata in precedenza ed aveva intimato al ragazzo di stare lontano da sua figlia. Ovviamente, non le aveva dato retta.

Notò immediatamente l’assenza di luci in casa. Forse, non c’era nessuno. O, forse, Riley avrebbe trovato una situazione molto difficile da gestire. Ma non le importava. Bussò forte alla porta.

Poi, intimò: “Joel Lambert! Apri!”.

Seguirono alcuni istanti di silenzio. Riley bussò nuovamente alla porta, con ancora maggior violenza. Stavolta, sentì delle flebili imprecazioni provenienti dall’interno. La luce del porticato si accese. Qualcuno aprì la porta di pochi centimetri, senza rimuovere la catenella di sicurezza. Grazie alla luce del porticato, Riley riuscì a intravedere un volto non familiare. Si trattava di un ragazzo con la barba, di circa diciannove o vent’anni, chiaramente molto agitato.

“Che cosa vuole?” il giovane chiese, con voce ancora assonnata.

“Sono qui per mia figlia” Riley rispose.

Il ragazzo sembrГІ perplesso.

“E’ venuta nel posto sbagliato, signora” rispose, tentando poi di chiudere la porta.

Riley non si fece sorprendere e la aprì con un calcio talmente forte, da rompere la catenella di sicurezza.

“Ehi!” il giovane protestò.

Senza porre tempo in mezzo, Riley entrò nell’edificio. La casa sembrava più o meno come l’ultima volta in cui ci era stata: ovunque vi erano un’orribile confusione e sgradevoli odori sospetti.

Il ragazzo era alto ed atletico. Riley notГІ una forte rassomiglianza tra lui e Joel. Ma era troppo giovane per essere il padre di Joel.

“Chi sei?” domandò.

“Sono Guy Lambert” l’altro rispose.

“Il fratello di Joel?” Riley tirò ad indovinare.

“Sì. Chi diavolo è lei?”

Riley estrasse il proprio distintivo.

“Agente Speciale Riley Paige, FBI” si presentò la donna.

Gli occhi del giovane si spalancarono, mentre veniva colto dal panico.

“FBI? Accidenti, dev’esserci un errore qui.”

“I tuoi genitori sono in casa?” Riley replicò.

Guy Lambert alzГІ le spalle.

“Genitori? Quali genitori? Io e Joel siamo soli qui.”

Riley non ne fu sorpresa. L’ultima volta che era stata lì, aveva sospettato che i genitori di Joel fossero scomparsi. Non aveva idea di ciò che ne era stato di loro.

“Dov’è mia figlia?” chiese Riley.

“Signora, io non conosco nemmeno sua figlia.”

Riley fece un passo in avanti, diretta alla porta piГ№ vicina.

Guy Lambert provò a bloccarla. “Ma non dovrebbe avere un mandato di perquisizione?” chiese.

Riley lo spinse da parte. “Sono io che faccio le regole ora” urlò.

Oltrepassò la porta ed entrò in una camera da letto disordinata. Non c’era nessuno.

Allora, continuò per un’altra porta, ritrovandosi in un bagno sudicio. Aprì un’altra porta ancora, entrando in una seconda camera da letto. Anche qui nessuno.

Sentì una voce chiamare dal soggiorno.

“Aspetta lì!”

Poi, tornГІ di corsa nel soggiorno.

Ora vide che il suo partner, l’Agente Bill Jeffreys, era fermo sulla porta d’ingresso. Lei aveva richiesto il suo aiuto prima di uscire di casa. Guy Lambert era curvato sul divano, sembrando sconfortato.

“Questo ragazzo sembrava sul punto di uscire” Bill disse. “Gli ho appena spiegato che doveva aspettarti qui.”

“Dove sono?” Riley chiese a Lambert. “Dove sono tuo fratello e mia figlia?”

“Non ne ho idea.”

Riley lo afferrГІ per la maglietta e lo tirГІ verso di sГ©.

“Dove sono tuo fratello e mia figlia?” ripeté.

Il ragazzo, cocciutamente, rispose: “Non lo so”.

La donna lo sbattГ© contro la parete. Alle sue spalle Bill emise un lamento di disapprovazione. Indubbiamente, era preoccupato che potesse perdere il controllo. Ma non le importava.

Terrorizzato, Guy Lambert cambiГІ versione.

“Sono andati ad un isolato da qui, su questa stessa strada. Al milletrecentotrentaquattro.”

Riley lo lasciò. Senza aggiungere un’altra parola, la donna uscì di corsa dalla porta principale, e Bill la seguì a ruota.

Riley mise mano alla torcia e controllò i numeri civici. “E’ da questa parte” indicò.

“Dobbiamo chiedere aiuto” Bill esclamò.

“Non ci servono rinforzi” Riley ribatté, correndo lungo il marciapiede.

“Non è questo che mi preoccupa” commentò Bill, seguendola.

Pochi minuti dopo Riley entrava nel giardino di una casa a due piani. Era fatiscente e dichiarata inagibile, con lotti vuoti su entrambi i lati: un tipico rifugio per eroinomani. Le ricordava la casa in cui un sadico psicopatico di nome Peterson l’aveva tenuta prigioniera in una gabbia, tormentandola poi con una torcia al propano, finché non era riuscita a fuggire, facendo saltare in aria il posto grazie alla scorta di propano del suo aguzzino.

Per un istante, esitГІ, scossa dal ricordo. Poi ricordГІ a se stessa:

April è lì dentro.

“Preparati” disse a Bill.

L’uomo prese torcia e pistola, e si mossero insieme verso la casa.

Avvicinandosi al porticato, Riley vide che le finestre erano sbarrate da assi di legno.

Non aveva alcuna intenzione di bussare stavolta: non voleva dare a Joel, o a chiunque altro fosse all’interno, alcun preavviso.

Provò a muovere la maniglia, che sembrava funzionare; ma la porta era chiusa da una serratura di sicurezza. Allora, mise mano alla pistola e sparò, facendo saltare la serratura di sicurezza. Poi, mosse di nuovo la maniglia e la porta si aprì.

Sebbene anche all’esterno l’illuminazione fosse molto scarsa, stante l’ora notturna, Riley e Bill fecero fatica a mettere a fuoco la scena, non appena entrati in quello che doveva essere stato il soggiorno. La sola luce proveniva da candele sparpagliate, che lasciavano intuire una scena agghiacciante, disseminata di rifiuti di ogni genere, tra cui sacchetti vuoti di eroina, aghi ipodermici e altri attrezzi per droga. Videro forse sette persone: due o tre si stavano rimettendo pigramente in piedi, dopo il blitz di Riley, gli altri erano ancora distesi sul pavimento o abbandonati su sedie malconce, ovviamente sotto l’effetto della droga. Tutti sembravano strafatti. I loro abiti erano sudici e lacerati.

Riley rimise la pistola nella fondina. Chiaramente, non le occorreva, almeno non per il momento.

“Dov’è April?” la donna gridò. “Dov’è Joel Lambert?”

Un uomo, che si era appena alzato in piedi, rispose con voce confusa: “Di sopra.”

Seguita da Bill, Riley si fece strada fino al piano di sopra, salendo delle scale buie, con la torcia che illuminava il percorso. Sentiva gli scalini fatiscenti scricchiolare pericolosamente sotto il suo peso. Infine, si ritrovarono nel corridoio in cima alle scale e videro tre soglie, prive di porta, dietro cui si aprivano un bagno maleodorante e due stanze visibilmente vuote. C’era solo una porta, ed era chiusa.

Riley si avviГІ in quella direzione ma Bill le fece un cenno con la mano.

“Lascia entrare me per primo” suggerì.

Ignorandolo, Riley lo superò, aprì la porta ed entrò.

Le gambe quasi le cedettero, quando guardò nella stanza. April era distesa su un materasso spoglio e mormorava “No, no, no” continuamente. Si contorceva a fatica, mentre Joel Lambert lottava per spogliarla. Un brutto uomo sovrappeso era fermo lì vicino, in attesa che Joel portasse a termine la sua missione. Un ago e un cucchiaio erano sul comodino, illuminati da una candela.

Riley comprese tutto in un istante. Joel aveva drogato April, fino a farle perdere conoscenza e la stava offrendo come favore sessuale a quell’uomo orrendo: per denaro o per un altro motivo, a Riley non era dato saperlo.

TirГІ di nuovo fuori la pistola e la puntГІ contro Joel, lottando contro il desiderio di sparargli immediatamente.

“Allontanati da lei” ordinò.

Joel comprese chiaramente il suo stato mentale. AlzГІ le mani e si allontanГІ dal letto.

Indicando l’altro uomo, Riley disse a Bill: “Ammanetta questo bastardo. Portalo alla tua auto. Ora puoi chiamare i rinforzi.”

“Riley, ascoltami …” la voce di Bill si bloccò.

Riley intuì il pensiero inespresso di Bill. Il suo partner comprendeva perfettamente che tutto quello che voleva Riley erano pochi minuti da sola con Joel ed era comprensibilmente riluttante a permetterlo.

Tenendo la pistola sempre puntata su Joel, Riley guardò Bill con un’espressione implorante e questi annuì lentamente; poi si dedicò all’uomo, leggendogli i suoi diritti, lo ammanettò e lo condusse all’esterno.

Riley chiuse la porta dietro di loro e rimase a guardare silenziosamente Joel, con la pistola sempre puntata. Questo era il ragazzo di cui April si era innamorata.

Ma non era un adolescente comune. Era coinvolto nel commercio della droga, aveva usato quella droghe su sua figlia, aveva ovviamente avuto intenzione di vendere il corpo di April e non si trattava di una persona in grado di amare.

“Che cosa pensa di fare, signora poliziotta?” disse. “Ho i miei diritti, lo sa.” Sfoderò lo stesso lieve sorrisetto che le aveva rivolto l’ultima volta che lo aveva visto.

La pistola tremò leggermente nella mano di Riley. Non vedeva l’ora di premere il grilletto e fare fuori quell’essere spregevole. Ma non poteva permetterselo.

Notò che Joel stava avanzando lentamente verso il tavolino da salotto. Era piuttosto robusto, ed era più alto di Riley. Era evidente che si stesse dirigendo verso una mazza da baseball, ovviamente tenuta lì per autodifesa, appoggiata contro il tavolo. Riley soffocò un sorriso severo. Sembrava che lui stesse per fare esattamente ciò che lei voleva che facesse.

“Sei in arresto” disse.

Poi, mise la pistola nella fondina e prese le manette appese alla sua cintura. Esattamente come Riley aveva sperato, Joel si avvicinò alla mazza da baseball, l’afferrò e tentò di colpirla con violenza.

La donna scansГІ agilmente il colpo, e si preparГІ il successivo.

Stavolta, Joel sollevò la mazza, con l’evidente intenzione di sfondarle il cranio. Ma, non appena il suo braccio si abbassò, Riley deviò e si protese verso l’estremità più piccola della mazza. La afferrò e lo disarmò, godendosi lo sguardo sorpreso sul suo volto, mentre perdeva l’equilibrio.

Joel si afferrò al tavolino da salotto, per mantenere l’equilibrio. Nell’istante in cui la sua mano raggiungeva il tavolo, Riley la colpì forte con la mazza. Sentì frantumarsi le ossa.

Joel emise un urlo patetico e cadde al suolo.

“Puttana pazza!” gridò. “Mi hai rotto la mano.”

Col respiro affannato, Riley lo ammanettГІ al montante del letto.

“Non sono riuscita ad evitarlo” rispose gelida. “Hai opposto resistenza, e ho accidentalmente sbattuto la tua mano contro la porta. Sono spiacente per questo.”

Riley ammanettò la mano sana in fondo ad un montante del letto. Poi, salì con un piede sulla mano rotta e ci spostò sopra il proprio peso.

Joel gridГІ e si contorse. I suoi piedi si dimenarono disperatamente.

“No, no, no!” urlò.

Tenendo ancora il piede sulla mano, Riley si accovacciГІ accanto al viso del ragazzo.

Beffardamente, disse: “�No, no, no!’ Dove ho sentito queste parole prima d’ora? Negli ultimi minuti?”

Joel piangeva per il dolore ed il terrore.

Riley fece ancora piГ№ forza con il piede.

“Chi le ha dette?” lei domandò.

“Tua figlia … è stata lei.”

“Che cos’ha detto?”

“�No, no, no …’”

Riley allentò un po’ la pressione.

“E perché mia figlia l’ha detto?” domandò.

Joel riusciva a malapena a parlare, tra un singhiozzo e l’altro.

“Perché … era indifesa … e stava male. D’accordo. Ho capito.”

Riley alzГІ il piede. Probabilmente il ragazzo aveva recepito il messaggio: almeno per ora, anche se probabilmente non per sempre. Ma questo era il meglio, o il peggio, che lei potesse fare per adesso.

Meritava la morte, o anche qualcosa di peggio. Ma non poteva ucciderlo. Almeno, lui non avrebbe mai piГ№ usato quella mano normalmente.

Riley lasciò Joel, ammanettato e sottomesso, e si precipitò dalla figlia. Le pupille di April erano dilatate, e Riley intuì che faceva fatica a vederla.

“Mamma?” April disse con un filo di fiato, piangendo.

Il suono di quella parola scatenГІ un mondo di angoscia in Riley. ScoppiГІ in lacrime mentre cominciava ad aiutare April a rivestirsi.

“Ti porto fuori di qui” la donna disse tra i singhiozzi. “Andrà tutto bene.”

Anche mentre pronunciava quelle parole, Riley pregГІ che fossero vere.


CAPITOLO UNO



Riley stava strisciando nella polvere, in un’umida intercapedine sotto una casa. Era circondata da un’assoluta oscurità e si chiese perché non avesse portato con sé una torcia. Dopotutto, era già stata in quell’orribile posto prima.

Di nuovo, sentì la voce di April gridare nelle tenebre.

“Mamma, dove sei?”

L’angoscia attanagliò il cuore di Riley. Sapeva che April era in una gabbia, da qualche parte in quella malvagia oscurità. Un crudele mostro la stava torturando.

“Sono qui” Riley gridò in risposta. “Sto arrivando. Continua a parlare, così che possa trovarti.”

“Sono proprio qui” April gridò.

Riley strisciò nella direzione della voce, ma un istante dopo sentì la voce della figlia parlare da un’altra direzione.

“Sono proprio qui.”

Poi, la voce riecheggiò nell’oscurità.

“Sono qui … sono qui … sono qui …”

Non si trattava di una sola voce, e non apparteneva ad una sola ragazza. Molte ragazze stavano gridando aiuto. E lei non aveva idea di come raggiungerle.



Riley si risvegliГІ dal suo incubo, sentendo una mano che stringeva la sua. Si era addormentata mano nella mano di April, e ora la figlia stava iniziando a svegliarsi. Riley si tirГІ su, e guardГІ la ragazza sdraiata nel letto.

April era ancora molto pallida in volto ma la sua mano era piГ№ forte e non piГ№ fredda. Sembrava star meglio del giorno precedente: la notte alla clinica le aveva fatto molto bene.

April riuscì a puntare lo sguardo sulla madre. Poi, sgorgarono le lacrime, proprio come Riley si aspettava.

“Mamma, che sarebbe successo se non fossi venuta tu?” April chiese con voce strozzata.

Anche Riley iniziò a piangere. April aveva ripetuto quella stessa domanda molte volte ormai. Riley non riusciva a sopportare neppure l’idea di rispondere, ancora meno di farlo ad alta voce.

Il cellulare di Riley squillò. Era una chiamata di Mike Nevins, uno psichiatra forense, che era anche un suo buon amico. L’aveva aiutata a superare molte crisi personali, ed era stato felice di aiutarla anche in questo caso.

“Ho chiamato solo per controllare” Mike disse. “Spero che non sia un brutto momento.”

Riley si era rallegrata al sentire la voce amica di Mike.

“Niente affatto Mike. Grazie di aver chiamato.”

“Come sta?”

“Credo meglio.”

Riley non sapeva che cosa avrebbe fatto senza l’aiuto di Mike. Dopo aver portato la figlia via da Joel, il giorno prima, era stata una grande confusione tra il pronto soccorso, le cure mediche e i rapporti della polizia. La sera precedente Mike aveva fatto in modo che April fosse ricoverata al Corcoran Hill Health e Rehab Center.

Era molto meglio dell’ospedale. Anche se dotata di tutti gli strumenti necessari, la camera era bella e confortevole. Dalla finestra, Riley poteva vedere gli alberi, sparpagliati su terreni ben curati.

Proprio in quel momento il medico di April entrò nella camera e Riley interruppe la telefonata. Il Dottor Ellis Spears era un uomo dall’aspetto gentile, con un viso giovanile, anche se alcuni capelli bianchi lo tradivano.

L’uomo toccò la mano di April e chiese: “Come ti senti?”

“Non benissimo” rispose.

“Devi concederti un po’ di tempo” lui disse. “Starai bene. Signora Paige, potrei parlarle un attimo?”

Riley annuì e lo seguì fuori nel corridoio. Il Dottor Spears dette un’occhiata ad alcuni dati sul suo portablocco.

“L’eroina è stata quasi eliminata dal suo sistema ormai” disse. “Il ragazzo le ha dato una dose pericolosa. Per fortuna, lascia in fretta il flusso sanguigno. Lei non avrà più sintomi fisici di astinenza. La sofferenza che ora sta vivendo è più emotiva che fisica.”

“Avrà …?” Riley non riuscì a terminare la domanda.

Fortunatamente, il medico comprese ciГІ che intendeva dire.

“Una ricaduta o avrà voglia di drogarsi ancora? E’ difficile da dire. Assumere eroina per la prima volta può far sentire alla grande, come nient’altro al mondo. A questo punto, lei non ne è dipendente, ma non dimenticherà quella sensazione. C’è sempre il pericolo che ricada nella tentazione …”.

Riley afferrГІ al volo ciГІ che il medico intendeva dire. Da quel momento in poi, sarebbe stato di vitale importanza tenere April lontana da qualsiasi uso di droga. Era una prospettiva terrificante. April aveva ammesso di fumare erba e prendere pasticche: alcune erano apparentemente degli antidolorifici, oppiacei molto pericolosi.

“Dottor Spears, io—”

Per un istante, Riley ebbe difficoltГ  a formulare la domanda che aveva in mente.

“Non capisco che cosa sia successo” disse. “Perché dovrebbe fare qualcosa del genere?”

Il medico le sorrise con comprensione. Riley immaginava che l’uomo avesse sentito quella domanda piuttosto spesso.

“Fuga” disse. “Ma non mi riferisco ad una completa fuga dalla vita. Lei non è quel tipo di drogata. Infatti, non penso che sia una vera drogata a dire il vero. Come tutti gli adolescenti, è davvero priva di controllo degli impulsi. Questo è semplicemente un dato di fatto in un cervello immaturo. Le piacevano davvero le droghe che la facevano subito sballare, che lui le dava. Per fortuna, non ne ha abusato tanto da procurarsi danni persistenti.”

Il Dottor Spears riflettГ© silenziosamente per un momento.

“La sua esperienza è stata insolitamente traumatica” disse. “Mi riferisco a come quel ragazzo stava provando a sfruttarla sessualmente. Quel ricordo soltanto potrebbe bastare a tenerla definitivamente lontana dalle droghe. Ma la sofferenza emotiva potrebbe anche essere una pericolosa causa scatenante.”

Il cuore di Riley sprofondГІ. La sofferenza emotiva sembrava un fatto inevitabile nella vita familiare in quei giorni.

“Deve restare sotto osservazione per alcuni giorni” il medico disse. “Dopodiché, avrà bisogno di molta cura, riposo e aiuto a guardare in se stessa.”

Il medico si scusГІ e continuГІ il suo giro di visite. Riley restГІ nel corridoio, sentendosi sola e agitata.

E’ questo che è successo a Jilly? si chiese. April sarebbe finita come quella ragazza disperata?

Due mesi prima a Phoenix, Arizona, Riley aveva salvato una ragazza, persino più giovane di April, dalla prostituzione. Un curioso legame emotivo si era creato tra di loro, e Riley aveva provato a restare in contatto con lei, dopo averla portata in un ricovero per adolescenti. Ma un paio di giorni prima, a Riley era stato detto che Jilly era scappata via. Impossibilitata a tornare a Phoenix, Riley si era rivolta ad un agente dell’FBI, in cerca di aiuto. Sapeva che l’uomo si sentiva in debito con lei, e si aspettava di avere notizie oggi.

Nel frattempo, almeno Riley era dove era necessario essere per aiutare April.

Stava tornando verso la camera della figlia, quando sentì una voce chiamarla nel corridoio. Si voltò e vide il volto preoccupato del suo ex marito, Ryan, che stava raggiungendola. Quando lo aveva chiamato il giorno prima, per dirgli dell’accaduto, l’uomo si trovava a Minneapolis a lavorare ad un caso per il tribunale.

Riley fu sorpresa al vederlo. La figlia tendeva a stare in fondo alla sua lista delle priorità: più in basso del suo lavoro di avvocato, e molto più in basso della libertà di cui ora godeva in quanto scapolo. Aveva dubitato persino che l’uomo si presentasse.

Invece l’uomo si precipitò verso Riley e l’abbracciò, il viso profondamente segnato dalla preoccupazione.

“Come sta? Come sta?”

Ryan continuava a ripetere la domanda, rendendo difficile a Riley rispondere.

“Starà bene” finalmente Riley riuscì a dire.

Ryan si sottrasse all’abbraccio e guardò Riley con un’espressione angosciata.

“Mi dispiace” disse. “Mi dispiace davvero tanto. Mi hai detto che April aveva dei problemi, ma non ti ho ascoltato. Avrei dovuto esserci per voi due.”

Riley non sapeva che cosa dire. Scusarsi non era affatto nello stile di Ryan.

In effetti, si era aspettata che la incolpasse di ciò che era successo, poiché questo era il suo solito modo di gestire le crisi di famiglia. Sembrava invece che la disavventura di April fosse stata tanto terribile da toccarlo. Doveva aver parlato con il medico, apprendendo l’intera tremenda storia.

Lui fece un cenno con il capo verso la porta.

“Posso vederla?” l’uomo domandò.

“Certamente” Riley rispose.

RestГІ sulla porta e osservГІ Ryan precipitarsi verso il letto di April e prenderla poi tra le braccia. La strinse forte per alcuni istanti. A Riley sembrГІ di aver intravisto una lacrima negli occhi di lui.

Infine, Ryan sedette accanto ad April, tenendole la mano.

April stava piangendo di nuovo.

“Oh, papà, ho fatto un gran casino” disse. “Vedi, avevo una storia con questo ragazzo—”

Ryan le toccГІ le labbra per tranquillizzarla.

“Shh. Non devi dirmi niente. Va tutto bene.”

Riley sentì un nodo formarsi in gola. Improvvisamente, per la prima volta dopo davvero tanto tempo, sentì che loro tre erano una famiglia. Era una cosa positiva o negativa? Era un segnale del fatto che tempi migliori stavano per arrivare, o che sarebbe avvenuta un’altra delusione e ci sarebbe stato altro strazio? Non ne aveva idea.

Riley osservГІ dalla porta Ryan accarezzare gentilmente i capelli di sua figlia, ed April chiuse gli occhi e si rilassГІ. Fu una scena toccante.

Quando hanno iniziato ad andare male le cose? lei si chiese.

Si trovГІ a desiderare di tornare indietro nel tempo, fino ad un momento cruciale, quando aveva commesso un terribile errore: avrebbe voluto fare ogni cosa in modo differente e cambiare quello che era stato. Era certa che anche Ryan stesse pensando la stessa cosa.

Era un pensiero ironico, e lei lo sapeva. Il killer che aveva catturato l’altro ieri era ossessionato dagli orologi: posizionava ed arrangiava le sue vittime come lancette sul quadrante di un orologio. E ora era lì, con i suoi desideri sul tempo passato.

Se soltanto avessi potuto tenere Peterson lontano da lei, pensГІ con un sussulto.

Come Riley, April era stata tenuta prigioniera in una gabbia e tormentata da quel sadico mostro e la sua torcia al propano. La povera ragazza aveva lottato contro la PTSD da allora.

Ma la veritГ  era che Riley sapeva che il problema andava oltre.

Forse se io e Ryan non avessimo mai divorziato, riflettГ©.

Ma come si sarebbe potuto evitare? Ryan era stato distante e disimpegnato sia come marito sia come padre; e in più si era rivelato un donnaiolo. Non che lo ritenesse l’unico colpevole. Anche lei aveva commesso la sua bella dose di errori. Non aveva mai trovato il giusto equilibrio tra il suo lavoro all’FBI e l’essere madre. E non aveva visto molti dei segnali di avvertimento relativi ai problemi di April. La sua tristezza aumentò. No, non riusciva a pensare ad un momento particolare in cui avrebbe potuto cambiare tutto. La sua vita era stata troppo piena di errori e opportunità mancate. Inoltre, sapeva perfettamente bene che non poteva riportare indietro il tempo. Non poteva desiderare l’impossibile.

Il suo telefono squillò, e poi uscì di nuovo in corridoio. Il cuore le batté più forte, quando vide che si trattava di una chiamata di Garrett Holbrook, l’agente dell’FBI che si era assunto l’incarico di cercare Jilly.

“Garrett!” disse, prendendo la chiamata. “Che cosa succede?”

Garrett rispose con la sua caratteristica voce monotona.

“Ho delle buone notizie.”

Riley cominciГІ immediatamente a respirare meglio.

“La polizia l’ha trovata” Garrett disse. “E’ stata per strada tutta la notte senza soldi e nessun posto dove andare. E’ stata sorpresa a taccheggiare in un minimarket. Sono con lei alla stazione di polizia in questo momento. Le pagherò la cauzione, ma …”

Garrett si fermò. A Riley non piacque il suono della parola “ma”.

“Forse dovrei farti parlare con lei” le disse.

Pochi istanti dopo, Riley sentì la voce familiare di Jilly.

“Ehi, Riley.”

Ora che il panico stava scemando, Riley stava cominciando ad arrabbiarsi.

“Non dirmi �ehi’. Che cosa pensavi di fare, scappando via in quel modo?”

“Non tornerò lì” Jilly disse.

“Sì che lo farai.”

“Ti prego, non farmici tornare.”

Riley non rispose per un momento. Non sapeva che cosa dire. Riteneva che il ricovero dove la ragazza era stata fino ad allora fosse un buon posto educativo. Aveva conosciuto parte dello staff e le erano apparsi tutti persone in gamba.

Ma comprendeva anche come si sentiva Jilly. L’ultima volta che avevano parlato, la ragazza si era lamentata del fatto che nessuno la volesse, che i genitori adottivi continuassero a scegliere qualcun altro invece di lei.

“A loro non piace il mio passato” Jilly aveva osservato.

Quella conversazione si era conclusa male, con Jilly in lacrime a pregare Riley di adottarla. Riley si era dimostrata incapace di spiegare le mille ragioni per cui era una cosa impossibile. Sperava che quella conversazione non sarebbe terminata allo stesso modo.

Prima che Riley potesse pensare a che cosa dire, Jilly esclamò: “Il tuo amico vuole parlarti.”

Riley sentì di nuovo la voce di Garrett Holbrook.

“Continua a ripeterlo: non tornerà al ricovero. Ma ho un’idea. Una delle mie sorelle, Bonnie, sta pensando all’adozione. Sono certo che lei e suo marito sarebbero entusiasti di avere Jilly. Sempre se lei …”

L’uomo fu interrotto dalle urla di gioia della ragazza, che continuava a gridare: “Sì, sì, sì!” ancora e ancora.

Riley sorrise. Era proprio il genere di momento di cui aveva bisogno in quel momento.

“Sembra un ottimo piano, Garrett” disse. “Fammi sapere come andrà a finire. Grazie infinite per tutto il tuo aiuto.”

“Quando vuoi” Garrett rispose.

Misero fine alla telefonata. Riley tornГІ sulla porta, e vide che Ryan ed April sembravano impegnati in una serena conversazione. Improvvisamente, le cose parevano andare davvero meglio. Nonostante tutti i fallimenti suoi e di Ryan, avevano dato ad April una vita di gran lunga migliore di quella che avevano molti ragazzi.

“Riley.”

La donna si voltò e vide il volto amichevole di Bill. Mentre si allontanava dalla porta per parlare con lui, Riley non poté fare a meno di spostare lo sguardo tra il suo partner storico e il suo ex marito. Persino nel suo attuale stato di agitazione, Ryan sembrava l’avvocato di successo che era.

Il suo bell’aspetto, gli splendidi capelli biondi e i suoi modi eleganti gli aprivano le porte ovunque andasse. Bill, come aveva compreso spesso, assomigliava più a lei. I suoi capelli scuri mostravano aree grigie; era più robusto e aveva molte più rughe di Ryan. Ma Bill era competente nel suo campo ed era uno su cui lei poteva sempre contare.

“Come sta?” Bill chiese.

“Meglio. Come sta andando con Joel Lambert?”

Bill scosse la testa.

“Quel piccolo criminale è un bel tipo” disse. “In ogni caso, sta parlando. Dice che conosce dei tizi che hanno guadagnato molto sfruttando le ragazzine, e pensava di provarci lui stesso. Non mostra alcun rimorso, è un sociopatico fino all’osso. Ad ogni modo, sarà senz’altro giudicato colpevole di reato e passerà del tempo in carcere. Probabilmente, alla fine chiederà il patteggiamento.”

Riley si accigliГІ. Odiava i patteggiamenti. E questo le dava particolarmente noia.

“So come ti fa sentire la cosa” Bill disse. “Ma immagino che lui solleverà un polverone, e noi saremo in grado di mettere molti bastardi dietro le sbarre. E’ una buona cosa.”

Riley annuì. Era utile sapere che da quella terribile disavventura sarebbe uscito qualcosa di buono. Ma aveva bisogno di parlare con Bill di altro, e non aveva idea di come dirglielo.

“Bill, riguardo il mio ritorno al lavoro …”

L’uomo le diede una pacca sulla spalla.

“Non devi dirmi niente” disse. “Non puoi lavorare per un po’. Hai bisogno di staccare. Non preoccuparti, lo capisco. Così come tutti a Quantico. Prenditi tutto il tempo che ti serve.”

Poi, guardГІ il suo orologio.

“Scusa se scappo via, ma …”

“Va’ pure” Riley disse. “E grazie di tutto.”

Riley abbracciГІ Bill, prima che se ne andasse, e rimase nel corridoio, riflettendo sul prossimo futuro.

“Prenditi tutto il tempo che ti serve” Bill aveva detto.

Il che non sarebbe stato facile. Ciò che era appena accaduto ad April le rammentava che il male era lì fuori. Spettava a lei fermarlo quanto più possibile. E, se aveva imparato una cosa nella vita, era che il male non riposava mai.


CAPITOLO DUE



Sette settimane dopo



Quando Riley giunse all’ufficio della psicologa, trovò Ryan seduto da solo nella sala d’attesa.

“Dov’è April?” gli chiese.

Ryan fece un cenno con il capo verso una porta chiusa.

“E’ con la Dottoressa Sloat” disse, sembrando a disagio. “Avevano qualcosa di cui parlare da sole. Poi, dovremmo entrare noi due e unirci a loro.”

Riley sospirГІ e si sedette su una sedia accanto a lui. Lei, Ryan ed April avevano vissuto molte ore emotivamente faticose durante le ultime settimane. Questa sarebbe stata la loro ultima sessione con la psicologa prima di prendere una pausa per le vacanze di Natale.

La Dottoressa Slot aveva insistito che l’intera famiglia partecipasse alla ripresa di April. Era stato piuttosto dura per tutti loro. Ma, con grande sollievo di Riley, Ryan aveva preso parte con entusiasmo al processo. Era venuto a tutti gli incontri, compatibilmente con i suoi impegni, ed aveva persino ridotto la sua mole di lavoro per dedicare più tempo alla cosa. Oggi, aveva accompagnato in auto April lì dalla scuola.

Riley studiò il volto dell’ex marito, che guardava la porta dell’ufficio. In molti modi, sembrava un uomo cambiato. Poco tempo prima si era rivelato disattento fino al punto di essere gravemente inadempiente come genitore. Aveva sempre insistito che tutti i problemi di April fossero colpa di Riley.

Ma il fatto che la ragazza si drogasse e fosse quasi entrata nel mondo della prostituzione aveva cambiato qualcosa nell’uomo. Dopo essere uscita dalla clinica, April era stata a casa con Riley per sei settimane. Ryan era andato spesso a trovarle, unendosi a loro per il Ringraziamento. A volte, sembravano quasi una famiglia funzionante.

Ma Riley continuava a ricordare a se stessa che non avevano mai funzionato come famiglia.

Questo potrebbe cambiare ora? si chiese. Voglio che cambi?

Riley si sentiva distrutta, persino un po’ in colpa. Per molto tempo aveva provato ad accettare il fatto che il suo futuro probabilmente non avrebbe compreso Ryan. Si era ormai convinta che, forse, potesse esserci un altro uomo nella sua vita.

C’era sempre stata una sorta di attrazione tra lei e Bill. Ma si erano anche scontrati di tanto in tanto. Inoltre, il loro rapporto professionale rendeva difficile mescolare il tutto con i sentimenti.

Il suo vicino gentile ed attraente della porta accanto, Blaine, sembrava una migliore prospettiva, specialmente da quando la figlia Crystal era diventata la migliore amica di April.

Ma a volte, proprio come ora, Ryan sembrava quasi lo stesso uomo di cui si era innamorata diversi anni prima. Come sarebbero andate le cose? Davvero non lo sapeva.

La porta dell’ufficio si aprì e uscì fuori la Dottoressa Lesley Sloat.

“Vorremmo vedervi ora” disse sorridendo.

Riley apprezzava da molto ormai la bassa, tozza e buona psicologa, ed anche April l’ammirava chiaramente.

Riley e Ryan entrarono nell’ufficio e si sedettero su un paio di comode sedie imbottite. Erano di fronte ad April, che era seduta su un divano accanto alla dottoressa. April sorrideva debolmente. La Dottoressa Sloat le fece cenno di cominciare a parlare.

“Questa settimana è accaduta una cosa” April esordì. “E’ molto difficile parlarne …”

Il respiro di Riley accelerò e sentì il cuore battere più forte.

“Ha a che fare con Gabriela” April proseguì. “Forse dovrebbe essere qui oggi a parlarne anche lei, ma non lo è, perciò …”

La voce di April si bloccГІ.

Riley fu sorpresa. Gabriela era una robusta donna guatemalteca di mezza etГ , che era stata la governante della famiglia per anni. Si era trasferita da Riley ed April, ed era ormai come un membro della famiglia.

April prese un respiro profondo e continuò: “Un paio di giorni fa, lei mi ha detto qualcosa che non vi ho detto. Ma penso che dobbiate saperlo. Gabriela mi ha detto di avere intenzione di andarsene.”

“Perché?” Riley sussultò.

Ryan sembrò confuso. “Non la paghi abbastanza?” chiese.

“E’ a causa mia” April disse. “Ha detto che non ce la faceva più. Che era una responsabilità troppo grande per lei impedire che io mi faccia del male o mi faccia uccidere.”

April si fermò. Una lacrima si formò nell’occhio.

“Ha detto che per me era troppo facile sgattaiolare fuori senza che lei se ne accorgesse. Non riusciva a dormire la notte, perché si chiedeva se io mi stessi mettendo in pericolo. Ha detto che, ora che sto di nuovo bene, se ne andrà via subito.”

Riley fu scossa, in panico. Non aveva alcuna idea delle intenzioni di Gabriela.

“La ho pregata di non andarsene” la ragazza disse. “Sono scoppiata a piangere, così come lei. Ma non sono riuscita a farle cambiare idea, ed ero terrorizzata.”

April soffocГІ un singhiozzo e si asciugГІ gli occhi con un fazzoletto.

“Mamma” April disse, “alla fine mi sono messa in ginocchio. Ho promesso di non farla sentire mai, mai più in quel modo. Infine… infine, lei mi ha abbracciata e ha detto che non sarebbe andata via, fino a quando avrei mantenuto la mia promessa. E io lo farò. Lo farò davvero. Mamma, papà, non farò preoccupare mai più voi, Gabriela o chiunque altro.”

La Dottoressa Sloat dette un colpetto alla mano di April e sorrise a Riley e Ryan.

La donna disse: “Immagino che April stia cercando di dire che ha svoltato un angolo.”

Riley vide Ryan tirare fuori un fazzoletto e asciugarsi gli occhi. Lo aveva raramente visto piangere. Ma comprese come lui si sentiva. Sentì anche la sua stessa gola stringersi. Era Gabriela— non Riley o Ryan — che aveva fatto vedere la luce ad April.

Nonostante ciò, Riley si sentì felice del fatto che la sua famiglia si sarebbe riunita e sarebbe stata in buona saluta per Natale. Ignorò il presentimento che la scuoteva dentro, quella brutta sensazione che i mostri nella sua vita le avrebbero rovinato la vacanza.


CAPITOLO TRE



Quando Shane Hatcher entrò nella biblioteca della prigione il giorno di Natale, l’orologio da parete mostrava che mancavano esattamente due minuti allo scoccare dell’ora.

Tempistica perfetta, pensГІ.

Nel volgere di pochi minuti sarebbe evaso.

Era contento di vedere le decorazioni natalizie appese qui e là. Tutte erano state realizzate in polistirolo colorato, naturalmente: niente di pesante o con spigoli o utile come corda. Catcher aveva trascorso molti Natali a Sing Sing, e l’idea di provare a rievocare lo spirito della festività lo colpiva assurdo.

ScoppiГІ quasi a ridere ad alta voce, quando vide Freddy, il taciturno bibliotecario della prigione, che indossava un cappello da Babbo Natale.

Seduto alla scrivania, Freddy si voltò verso di lui e gli rivolse un sorriso cadaverico. Quel sorriso fece capire ad Hatcher che tutto stava procedendo secondo i piani. L’uomo annuì silenziosamente, e ricambiò il sorriso. Poi, camminò tra due scaffali ed aspettò.

Non appena l’orologio scoccò l’ora, Hatcher sentì il suono della porta, che si apriva all’estremità della biblioteca. Pochi istanti dopo, un camionista entrò, spingendo un grosso bidone in plastica su ruote. La porta si chiuse rumorosamente dietro di lui.

“Che cos’hai per me questa settimana, Bader?”Freddy chiese.

“Che cosa credi che abbia?” l’uomo rispose a sua volta. “Libri, libri, libri.”

Il camionista dette una rapida occhiata in direzione di Hatcher, poi distolse lo sguardo. Naturalmente, quell’uomo stava seguendo il piano. Da quel momento in poi, sia lui sia Freddy si comportarono come se Hatcher non fosse affatto presente.

Eccellente, pensГІ Hatcher.

Insieme, Bader e Freddy misero i libri su un tavolo in acciaio con ruote.

“Che ne dici di una tazza di caffè allo spaccio?” Freddy chiese al camionista. “O forse un po’ di zabaione caldo? Lo servono per le feste.”

“Ci sto.”

I due uomini continuarono a chiacchierare del piГ№ o del meno, mentre sparivano attraverso le doppie porte scorrevoli, fuori dalla biblioteca.

Hatcher rimase in silenzio per un istante, studiando l’esatta posizione del bidone. Aveva pagato una guardia per far sì che spostasse leggermente la telecamera di sorveglianza, puntandola in modo tale che ci fosse un punto morto nella biblioteca e le guardie che controllavano i monitor non l’avevano ancora notato. Sembrava che il camionista avesse perfettamente colto nel segno.

Hatcher venne silenziosamente fuori dalla sua posizione in mezzo agli scaffali, e si posizionò all’interno del bidone. Il camionista aveva lasciato una pesante e grossa coperta sul fondo. L’uomo la usò per coprirsi.

Quello era l’unica fase del piano di Hatcher, in cui pensava che nulla avrebbe potuto andare male. Se anche qualcuno fosse entrato in biblioteca, dubitava che si sarebbe disturbato a guardare all’interno del bidone. Altri, che normalmente avrebbero controllato attentamente all’interno del camion mentre partiva, erano stati pagati.

Non che lui fosse preoccupato o nervoso. Non aveva provato quelle emozioni da circa tre decenni ormai. Un uomo che non aveva niente da perdere nella vita non aveva alcun motivo di essere ansioso o di sentirsi a disagio. La sola cosa che poteva destare il suo interesse era la promessa dell’ignoto. Giacque sotto la coperta, ascoltando attentamente. Sentì l’orologio da parete scoccare l’ora.

Ancora cinque minuti, pensГІ.

Questo era il piano. Quei cinque minuti avrebbero dato a Freddy una giustificazione credibile. Poteva onestamente dire di non aver visto Hatcher nascondersi nel bidone. Poteva dire di aver pensato che Hatcher fosse uscito prima dalla biblioteca. Quando i cinque minuti sarebbero trascorsi, Freddy ed il camionista sarebbero ritornati, ed Hatcher sarebbe uscito dalla biblioteca per poi venire trasportato fuori dalla prigione.

Nel frattempo, Hatcher si perse nei suoi pensieri, riflettendo sul da farsi una volta ottenuta la libertГ . Aveva recentemente sentito delle notizie che valevano il rischio, rendendolo persino interessante.

Hatcher sorrise quando pensò ad un’altra persona che si sarebbe interessata alla sua fuga. Avrebbe voluto vedere il volto di Riley Paige, quando avrebbe scoperto che lui era ormai a piede libero.

Sorrise davvero.

Sarebbe stato bello rivederla.


CAPITOLO QUATTRO



Riley osservò April aprire la scatola contenente il regalo di Natale che Ryan le aveva portato. Si chiese quanto Ryan fosse sulla stessa lunghezza d’onda dei gusti della figlia di quei giorni.

April sorrise, mentre tirava fuori un braccialetto.

“E’ bellissimo, papà!” disse, dandogli un bacio sulla guancia.

“So che è all’ultimo grido” Ryan osservò.

“Sì!” confermò April. “Grazie!”

Poi, la ragazza fece un occhiolino appena accennato a Riley, che soffocГІ a stento una risatina. Soltanto pochi giorni prima, April le aveva detto che odiava quegli sciocchi braccialetti indossati da tutte le ragazze. Nonostante tutto, perГІ, April stava facendo del suo meglio per sembrare entusiasta.

Naturalmente, Riley sapeva che non stava recitando del tutto: April era contenta che suo padre avesse almeno fatto uno sforzo per farle un regalo di Natale che lei avrebbe apprezzato.

Riley provò la stessa sensazione riguardo alla costosa borsa che Ryan le aveva regalato. Non rispecchiava affatto il suo stile, e non l’avrebbe mai usata—ad eccezione di quando sapeva che Ryan sarebbe stato presente. E, per quanto ne sapesse lei, Ryan si sentiva esattamente nello stesso modo per il portafoglio che lei ed April gli avevano regalato.

Stiamo provando ad essere di nuovo una famiglia, Riley pensГІ.

E, per il momento, sembrava che ci stessero riuscendo.

Era la mattina di Natale, e Ryan era appena arrivato per trascorrere la giornata con loro. Riley, April, Ryan e Gabriela erano tutti seduti accanto al fuoco del camino e gustavano una cioccolata calda. Il profumo delizioso della grandiosa cena natalizia di Gabriela fuoriusciva dalla cucina.

Riley, April e Ryan indossavano tutti le sciarpe che Gabriela aveva realizzato per loro, e lei indossava invece le morbide pantofole che April e Riley le avevano regalato.

Il campanello suonГІ, e Riley andГІ ad aprire la porta. Il suo vicino Blaine e la figlia adolescente Crystal erano di fronte a lei.

Riley si sentì contenta e a disagio nel vederli, al tempo stesso. In passato, Ryan si era dimostrato geloso nei confronti di Blaine, e non senza ragione, Riley doveva ammettere. La verità era che lo trovava piuttosto bello.

Riley non riuscì a fare meno di paragonarlo mentalmente a Bill e Ryan. Blaine era più giovane di lei di un paio di anni, snello ed in forma, e le piaceva il fatto che non fosse tanto vanitoso da mascherare di essere stempiato.

“Entrate!” Riley disse.

“Mi spiace, non è possibile” Blaine disse. “Devo andare al ristorante. Comunque, ho portato Crystal.”

Blaine possedeva un popolare ristorante in centro. Riley immaginГІ che non avrebbe dovuto sorprendersi del fatto che fosse aperto il giorno di Natale. La cena di quella sera al ristorante sarebbe stata certamente deliziosa.

Crystal si precipitò all’interno dell’abitazione e si unì al gruppo accanto al camino. Ridacchiando, lei ed April scartarono immediatamente i regali che si erano scambiate.

Riley e Blaine si scambiarono in maniera discreta dei biglietti d’auguri, poi l’uomo se ne andò. Quando Riley si riunì al gruppo, Ryan sembrava piuttosto rattristato.

Riley mise via il biglietto senza neanche aprirlo. Avrebbe aspettato fino a quando Ryan se ne fosse andato.

La mia vita ГЁ certamente complicata, pensГІ. Ma stava cominciando a sembrare quasi come una vita normale, una di cui lei poteva godere.



*



I passi di Riley riecheggiavano attraverso una grande camera buia. Improvvisamente risuonГІ il clic di un interruttore che veniva schiacciato. Le luci si accesero, accecandola per alcuni secondi.

Riley si ritrovò nel corridoio di quello che sembrava un museo delle cere, colmo di reperti orribili. Alla sua destra, c’era il cadavere nudo di una donna, esposto come una bambola contro un albero. Alla sua sinistra, c’era una donna morta avvolta da catene, e appesa ad un lampione. Un’altra espositore, poi, mostrava diversi cadaveri femminili con le braccia legate dietro la schiena. Al di là di questi, c’erano dei cadaveri emaciati con gli arti disposti in modo grottesco.

Riley riconobbe ogni scenario. Erano tutti i casi a cui aveva lavorato in passato. Era entrata nella sua personale camera degli orrori.

Ma che cosa ci faceva lì?

Improvvisamente, sentì una giovane voce chiamarla con terrore.

“Riley, aiutami!”

Lei guardГІ dinnanzi a sГ© e vide la sagoma di una ragazzina che allungava le braccia, chiedendo disperatamente aiuto.

Assomigliava a Jilly. Era di nuovo nei guai.

Riley cominciò a correre verso di lei. Poi, un’altra luce si accese e mostrò la sagoma di una persona che non era affatto Jilly.

Si trattava di un anziano uomo brizzolato, che indossava la divisa di un colonnello dei Marine.

Era il padre di Riley. E stava ridendo del suo errore.

“Non ti aspettavi di trovare qualcuno vivo, vero?” l’uomo disse. “Non servi a nessuno a meno che non sia morto. Quante volte devo dirtelo?”

Riley era perplessa. Il padre era morto mesi prima. Non le mancava. Aveva fatto del suo meglio per non pensare mai a lui, che era sempre stato un uomo duro e che non le aveva dato altro che dolore.

“Che cosa ci fai qui?” Riley chiese.

“Sono solo di passaggio.” Lui rise sommessamente. “Controllo come stai raffazzonando la tua vita. E’ la stessa di sempre, vedo.”

Riley voleva saltargli addosso. Voleva colpirlo piГ№ forte possibile. Ma si ritrovГІ immobile.

Poi, ci fu una forte vibrazione.

“Vorrei che potessimo parlare” l’uomo disse. “Ma hai altro da fare.”

La vibrazione divenne piГ№ forte, sempre piГ№ forte. Il padre si voltГІ e se ne andГІ.

“Non hai mai fatto un pizzico di bene a nessuno” disse. “Nemmeno a te stessa.”



Riley spalancò gli occhi. Si rese conto che il cellulare stava squillando. L’orologio indicava le 6 del mattino.

Qualcuno la stava chiamando da Quantico. Una telefonata a quell’ora doveva significare qualcosa di urgente.

Rispose al telefono, e sentì la voce severa del suo caposquadra, l’Agente Speciale Capo Brent Meredith.

“Agente Paige, deve venire subito nel mio ufficio” disse. “E’ un ordine.”

Riley si massaggiГІ gli occhi.

“Di che cosa si tratta?” domandò.

Ci fu una breve pausa.

“Dovremo discuterne di persona” l’altro rispose seccamente, chiudendo poi la telefonata.

Ancora intontita, Riley si chiese se potesse avere a che fare con il suo comportamento. Ma non era possibile: era fuori servizio da tempo ormai. Una chiamata di Meredith poteva solo significare una cosa.

Si tratta di un caso, Riley intuì.

Non le avrebbe telefonato durante una festivitГ  per un altro motivo.

E, dal tono di voce del capo, era certa che si trattasse di qualcosa di grosso; qualcosa che, forse, le avrebbe persino cambiato la vita.


CAPITOLO CINQUE



L’apprensione di Riley crebbe nell’istante stesso in cui entrò nell’edificio del BAU.

Oltrepassata la soglia dell’ufficio di Brent Meredith, comprese immediatamente che l’uomo era alla sua scrivania ad attenderla.

Meredith era un robusto afro-americano ed aveva una presenza imponente; ma, in quel momento, anche lui sembrava preoccupato.

Bill era presente e Riley intuì dalla sua espressione che il suo partner non conosceva il motivo del loro meeting.

“Si sieda, Agente Paige” la invitò Meredith.

Riley occupГІ una sedia libera.

“Sono spiacente di interrompere le sue vacanze” Meredith esordì, rivolgendosi a Riley. “E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo parlato. Come sta?”

Riley fu sorpresa da quell’approccio. Non era nello stile di Meredith cominciare un meeting in quel modo, scusandosi e chiedendo notizie della sua salute. Normalmente, andava dritto al punto. Di certo, sapeva che era stata in congedo a causa della crisi con April.

Riley intuì che Meredith fosse sinceramente preoccupato. In ogni caso, quell’atteggiamento le risultava strano.

“Sto meglio, grazie” rispose.

“E sua figlia?” il capo domandò.

“Si sta riprendendo, la ringrazio”.

Meredith la fissГІ in silenzio per un istante.

“Spero che sia pronta a tornare a lavoro” Meredith disse. “Perché, se penso ad un caso in cui potremmo aver bisogno di lei, è questo.”

CalГІ un breve silenzio.

Riley rimase in attesa, senza sapere che cosa pensare, attendendo che il capo riprendesse a parlare.

Infine, l’uomo proseguì: “Shane Hatcher è evaso dalla prigione di Sing Sing.”

Quelle parole la colpirono come una tonnellata di mattoni. Per fortuna era seduta.

“Mio Dio” Bill esclamò, ugualmente sconvolto.

Riley conosceva bene Shane Hatcher, anche troppo bene per i suoi gusti. Stava scontando l’ergastolo da decenni, ormai, senza alcuna possibilità di ottenere la libertà condizionata. Durante il periodo che aveva trascorso in prigione, era diventato esperto in criminologia. Aveva pubblicato articoli in riviste specializzate, ed aveva persino insegnato in prigione.

In precedenza Riley era andata a trovarlo piГ№ volte a Sing Sing, cercando dei consigli sui casi a cui lavorava.

Le visite si erano sempre rivelate inquietanti. Hatcher sembrava provare un’affinità speciale per lei. E Riley sapeva che, nel profondo, era affascinata da lui più di quanto avrebbe dovuto essere. Pensava che l’uomo fosse la persona più intelligente che avesse mai incontrato e, probabilmente, anche la più pericolosa.

Dopo ogni visita, aveva giurato a se stessa che non sarebbe mai piГ№ andata a trovarlo.

Ma in quell’istante aveva bene in mente il ricordo dell’ultima volta che si era congedata da lui, lasciando la sala delle visite di Sing Sing.

“Non tornerò più a trovarla” gli aveva detto.

“Non dovrà tornare qui per vedermi” aveva replicato quell’uomo.

Ora quelle parole suonavano profetiche in modo inquietante.

“Com’è fuggito?” Riley chiese a Meredith.

“Non ci sono molti dettagli” Meredith rispose. “Come probabilmente saprà, ha trascorso molto tempo nella biblioteca della prigione, e spesso ci ha lavorato come assistente. Ieri era lì al momento della consegna dei libri. Deve essere sgattaiolato via nel camion che trasportava i libri. Nella tarda serata di ieri, poco dopo il momento in cui le guardie hanno notato la sua assenza, il camion è stato trovato pochi chilometri fuori da Ossining. Non c’era alcuna traccia del camionista.”

Meredith divenne di nuovo silenzioso. Riley non aveva difficoltà a credere che Hatcher avesse pianificato un’evasione così audace. Per quanto riguardava il camionista, invece, odiava pensare quale dovesse essere stata la sua sorte.

Meredith si protese sulla scrivania, verso Riley.

“Agente Paige, lei conosce Hatcher forse meglio di chiunque altro. Che cosa può dirci di lui?”

Ancora stupefatta dalla notizia, Riley fece un respiro profondo.

Poi iniziò: “In gioventù, Hatcher aveva partecipato a stupri di gruppo a Syracuse. Era insolitamente violento, anche per un criminale incallito. Era conosciuto come �Shane la Catena’, perché gli piaceva picchiare a morte i rivali con le catene.”

Riley si fermГІ, ricordando le parole di Shane.

“Un certo poliziotto violento si era messo in testa di mettere in riga Hatcher. Questi si vendicò: lo aggredì, riducendolo il suo corpo a brandelli con le catene da neve. Lasciò il suo corpo maciullato nel cortile anteriore di casa sua, in modo che la famiglia lo trovasse.

Fu allora che Hatcher venne catturato. Ha trascorso ben trent’anni in prigione. E non sarebbe mai dovuto uscire.”

CalГІ nuovamente il silenzio.

“Adesso ha cinquantacinque anni” Meredith disse. “Mi verrebbe da pensare che, dopo trent’anni di prigione, non debba essere più pericoloso come quando era giovane.”

Riley scosse la testa.

“Si sbaglia” rispose. “Allora, era solo un delinquente ignorante. Non aveva idea del proprio potenziale. Ma, nel corso degli anni, ha acquisito una vasta grande conoscenza. E’ consapevole di essere un genio. E non ha mai mostrato una vera traccia di rimorso. Oh, ha creato un’immagine raffinata di sé negli anni. E si è comportato bene in prigione, ottenendo così dei privilegi, anche se non la riduzione della pena. Ma sono certa che sia più violento e pericoloso che mai.”

Riley riflettГ© per un istante. Qualcosa la preoccupava. Ma non riusciva a comprendere di che cosa si trattasse.

“Qualcuno sa perché?” chiese.

“Perché cosa?” Bill intervenne.

“Perché è fuggito.”

Bill e Meredith si scambiarono degli sguardi confusi.

“Perché qualcuno evade dal carcere?” Bill domandò.

Riley comprese quanto fosse strana quella domanda. Ricordò la volta in cui Bill l’aveva accompagnata ad una visita ad Hatcher.

“Bill, l’hai incontrato” rispose. “Ti ha colpito come … Ecco, ti è sembrato insoddisfatto? Irrequieto?”

Bill aggrottГІ il sopracciglio, pensieroso.

“No, a dire il vero, sembrava …”

La sua voce si bloccГІ.

“Quasi contento, forse?” Riley disse, completando il pensiero del partner. “La prigione sembrava calzargli. Non ho mai avuto la sensazione che lui cercasse la libertà. In lui, c’è quasi una componente Zen, quel suo non essere attaccato a niente nella vita. Che io sappia, non ha alcun desiderio. La libertà non ha niente da offrirgli, che lui voglia davvero. E ora è a piede libero, un ricercato. Allora, perché ha deciso di evadere? E perché ora?”

Meredith tamburellГІ con le dita sulla scrivania.

“Come vi siete lasciati l’ultima volta che l’ha incontrato?” le chiese. “Eravate in buoni rapporti?”

Riley soffocГІ a stento un sorriso ironico.

“A dire il vero, non lo siamo mai stati” rispose.

Poi dopo una pausa, la donna aggiunse: “Capisco ciò che intende. Si sta chiedendo se sono il suo obiettivo.”

“E’ possibile?” Bill chiese.

Riley non rispose. Ancora una volta, ricordГІ le parole che Hatcher le aveva rivolto.

“Non dovrà tornare qui per vedermi.”

Era stata una minaccia? Non lo sapeva.

Meredith disse: “Agente Paige, non mi serve dirle che sarà sottoposta a molta pressione, perché questo è un caso di alto profilo. Anche adesso, mentre parliamo, la notizia viene divulgata ai mass media. Le evasioni fanno sempre notizia. Potrebbe diffondersi il panico tra la gente. Qualunque sia la sua intenzione, dobbiamo fermarlo in fretta. Vorrei che non dovesse tornare a lavorare ad un caso così pericoloso e difficile. Si sente pronta? Si sente in grado di affrontarlo?”

Riley sentì uno strano formicolio, mentre pensava a come rispondere. Era una sensazione che di rado, o forse mai, aveva provato prima di accettare un caso. Le occorse un istante per capire che quella sensazione era paura, pura e semplice.

Ma non temeva per la sua incolumità. C’era dell’altro. Era qualcosa di indefinibile e irrazionale. Forse era il fatto che Hatcher la conosceva così bene. Per sua esperienza, tutti i detenuti volevano qualcosa in cambio di informazioni. Ma Hatcher non era stato interessato alle solite piccole offerte di whiskey o sigarette. Il suo quid pro quo era stato semplice e profondamente inquietante al contempo.

Aveva voluto che lei gli raccontasse di sГ©.

“Qualcosa che non vuole si sappia in giro” le aveva detto. “Qualcosa che vuole che nessuno sappia.”

Riley aveva accettato, forse troppo facilmente. Ora Hatcher conosceva molte cose di lei: sapeva che era una madre imperfetta, che odiava suo padre e non era andata al suo funerale, che c’era una tensione sessuale tra lei e Bill, e che a volte, proprio come lo stesso Hatcher, traeva grande piacere dalla violenza e dall’uccidere.

RicordГІ poi ciГІ che le aveva detto durante la loro ultima visita.

“La conosco. In qualche modo, la conosco meglio di quanto lei conosca se stessa.”

Poteva davvero competere con un uomo simile? Meredith era seduto lì in paziente attesa di una risposta alla sua domanda.

“Sono pronta, per quanto lo possa” disse, provando a sembrare più sicura di quanto si sentisse.

“Bene” Meredith replicò. “Come pensa che dovremmo procedere?”

Riley riflettГ© per un momento.

“Io e Bill abbiamo bisogno di tutte le informazioni su Shane Hatcher in possesso dell’Agenzia” rispose.

Meredith annuì: “Se ne sta già occupando Sam Flores.”



*



Pochi minuti dopo, Riley, Bill e Meredith erano nella sala delle conferenze del BAU, ad osservare l’enorme schermo multimediale che Sam Flores aveva messo assieme. Flores era un tecnico di laboratorio e indossava un paio di occhiali dalla montatura scura.

“Credo di avere tutto quello che vorrete vedere” Flores disse. “Certificato di nascita, mandati di cattura, certificati legali, lavori.”

Riley vide che era una raccolta notevole. E, certamente, non lasciava molto all’immaginazione. C’erano diverse foto raccapriccianti delle vittime assassinate da Shane Hatcher, incluso il poliziotto maciullato, steso nel suo stesso porticato.

“Che cosa sappiamo sul poliziotto ucciso da Hatcher?” Bill chiese.

Flores evidenziò un gruppo di foto di un agente di polizia dall’aspetto vigoroso.

“Stiamo parlando dell’Agente Lucien Wayles, quarantasei anni quando è morto nel 1986” Flores disse. “Era sposato con tre figli, insignito della Medaglia al Valore, amato e rispettato. L’FBI si è unita alla polizia locale, e hanno preso Hatcher pochi giorni dopo l’omicidio di Wayles. Mi meraviglia che non abbiano ridotto in polpette Hatcher immediatamente.”

Osservando lo schermo, Riley fu colpita soprattutto dalle foto dello stesso Hatcher. Lo riconobbe a malapena. Sebbene l’uomo che aveva conosciuto potesse assumere atteggiamenti intimidatori, era riuscito a crearsi un aspetto rispettabile, persino da studioso, con un paio di occhiali da lettura sempre pendenti sul naso. Le foto segnaletiche del giovane afro-americano del 1986 avevano un viso magro e duro, e uno sguardo crudele e vuoto.

Riley trovava difficile credere che si trattasse della stessa persona.

Per quanto quelle foto fossero dettagliate e complete, Riley si sentiva poco soddisfatta. Aveva creduto di conoscere Shane Hatcher tanto bene quanto si può farlo con un uomo vivo. Ma non conosceva questo Shane Hatcher: il giovane e violento stupratore, chiamato “Shane la Catena.”

Devo conoscerlo, pensГІ.

In caso contrario, non sarebbe riuscita a catturarlo.

In qualche modo, sentiva che la fredda sensazione trasmessa dalle immagini sul display digitale non la aiutava. Aveva bisogno di qualcosa di piГ№ concreto, vere fotografie lucide dai bordi piegati e sfilacciati, rapporti e documenti ingialliti e fragili.

Domandò così Flores: “Posso dare un’occhiata agli originali di questi materiali?”

Flores sbuffГІ, quasi incredulo.

“Mi dispiace, Agente Paige, ma non è possibile. L’FBI ha distrutto tutti i file cartacei nel 2014. Ora è tutto scannerizzato e digitalizzato. Ciò che vede è tutto ciò che abbiamo.”

Riley sospirГІ, delusa. Ricordava la distruzione di milioni di documenti cartacei. Altri agenti si erano lamentati, ma allora non le era sembrato affatto un problema. Ora avrebbe davvero voluto poter toccare qualcosa, come ai vecchi tempi.

Ma, al momento, la cosa importante era scoprire la prossima mossa di Hatcher. Le venne un’idea.

“Chi è il poliziotto che ha portato Hatcher in prigione?” chiese. “Se è ancora vivo, è probabile che sia il primo obiettivo di Hatcher.”

“Non si tratta di un poliziotto locale” Flores disse. “E non era un uomo.”

Poi, mostrГІ una vecchia foto di una donna.

“Si chiama Kelsey Sprigge. Era un’agente dell’FBI dell’ufficio di Syracuse; allora aveva trentacinque anni. Adesso ne ha settanta, è in pensione e vive a Searcy, una cittadina vicino a Syracuse.”

Riley fu sorpresa del fatto che Sprigge fosse una donna.

“Deve essersi unita al bureau …” Riley esordì.

Flores completГІ il pensiero della donna.

“Si è arruolata nel 1972, quando il cadavere di J.Edgar era appena freddo. E’ stato quando alle donne è stato finalmente permesso di fare richiesta per diventare agenti. Era stata una poliziotta locale prima.”

Riley ne fu colpita. Kelsey Sprigge aveva vissuto momenti storici.

“Che cosa puoi dirmi di lei?” Riley chiese a Flores.

“Dunque, è vedova, ha tre figli e tre nipoti.”

“Chiama l’ufficio dell’FBI di Syracuse e chiedi loro di fare tutto il possibile per tenere la Sprigge al sicuro” Riley disse. “E’ in serio pericolo.”

Flores annuì.

Poi, si rivolse a Meredith.

“Signore, mi servirà un aereo.”

“Perché?” l’uomo chiese, confuso.

Lei prese un respiro profondo.

“Shane potrebbe essere già in viaggio per andare a uccidere la Sprigge” disse. “E voglio arrivare io da lei prima.”


CAPITOLO SEI



Mentre il jet dell’FBI atterrava sulla pista del Syracuse Hancock International Airport, Riley ricordò una frase che suo padre le aveva detto nel sogno della scorsa notte.

“Non servi a nessuno a meno che non sia morto.”

Riley fu colpita dall’ironia della frase. Questo, forse, era il primo caso che le veniva assegnato, quando qualcuno non aveva ancora commesso alcun omicidio.

Ma ГЁ probabile che la cosa cambierГ  presto, pensГІ.

Era preoccupata specialmente per Kelsey Sprigge. Voleva incontrare la donna faccia a faccia, e vedere che tutto andasse bene. Poi, sarebbe spettato a Riley e Bill mantenere le cose in quel modo, il che significava rintracciare Shane Hatcher e rimetterlo in prigione.

Mentre il jet rullava verso il terminal, Riley vide che erano finiti in un vero mondo invernale. Sebbene la pista d’atterraggio fosse sgombra, enormi montagne candide mostravano quanto lavoro avessero svolto gli spazzaneve di recente.

Era un cambio di scenario rispetto alla Virginia e giungeva a buon punto. Ora Riley si rese conto di quanto avesse bisogno di una nuova sfida. Aveva chiamato Gabriela da Quantico, spiegandole che stava per cominciare ad occuparsi di un nuovo caso. Gabriela si era congratulata con lei, assicurandola che si sarebbe occupata di April.

Quando il jet si fermò, Riley e Bill presero il bagaglio e scesero per la scaletta, poggiando poi i piedi sull’asfalto ghiacciato. Colpita in viso da un freddo pungente, si rallegrò della pesante giacca con cappuccio, che le avevano procurato a Quantico.

Due uomini si avvicinarono, presentandosi come gli Agenti McGill e Newton dell’ufficio competente dell’FBI di Syracuse.

“Siamo qui per aiutarvi in ogni modo possibile” McGill disse a Bill e Riley, mentre tutti entravano rapidamente all’interno del terminal.

Riley pose la prima domanda che le venne in mente.

“State sorvegliando Kelsey Sprigge? Siete certi che sia al sicuro?”

“Alcuni poliziotti locali sono appostati fuori dalla sua casa di Searcy” Newton disse. “Siamo certi che stia bene.”

Riley avrebbe voluto sentirsi così sicura.

Bill disse: “D’accordo allora. Adesso, abbiamo soltanto bisogno di un mezzo per arrivare a Searcy.”

McGill disse: “Searcy non è distante da Syracuse, e le strade sono tutte sgombre. Abbiamo portato un SUV che potete usare, ma … ecco, siete abituati a guidare negli inverni del nord?”

“Sapete, Syracuse vince sempre il Golden Snowball Award” Newton aggiunse con malizioso orgoglio.

“Golden Snowball?” Riley chiese.

“E’ il premio dello stato di New York per chi ha più neve” McGill spiegò. “Noi siamo i campioni. Abbiamo un trofeo per provarlo.”

“Forse uno di noi dovrebbe accompagnarvi” Newton suggerì.

Bill sorrise sommessamente. “Grazie, ma credo che riusciremo a cavarcela. Sono stato assegnato ad un caso in Nord Dakota alcuni anni fa. Ho avuto una buona dose di guida invernale laggiù.”

Benché fosse rimasta in silenzio, anche Riley si sentiva preparata ad affrontare quell’ostacolo. Aveva imparato a guidare sulle montagne della Virginia. La neve lì cadeva mai così abbondante ma le strade secondarie non erano mai state sgombrate così rapidamente. Probabilmente aveva passato tanto tempo su strade ghiacciate quanto chiunque altro del posto.

Ma fu felice del fatto che fosse Bill a guidare. In quel momento, era preoccupata per la sicurezza di Kelsey Sprigge. Bill prese le chiavi e si misero in viaggio.

“Devo dire che è bello lavorare di nuovo insieme” Bill esclamò, mentre guidava. “Immagino che sia egoista da parte mia. Mi piace lavorare con Lucy, ma non è la stessa cosa.”

Riley sorrise. Anche per lei era bello poter lavorare di nuovo con Bill.

“Anche se una parte di me avrebbe voluto che tu non tornassi a lavorare su questo caso” Bill aggiunse.

“Perché no?” Riley chiese con sorpresa.

Bill scosse la testa.

“Ho solo una brutta sensazione” disse. “Ricorda, anch’io ho incontrato Hatcher. Ci vuole tanto per spaventarmi, ma … ecco, lui è ineguagliabile.”

Riley non rispose, ma era d’accordo. Sapeva che Hatcher ci era andato pesante con Bill durante quella visita. Con un istinto inspiegabile, l’ergastolano aveva fatto delle acute osservazioni sulla vita personale di Bill.

Riley ricordГІ come Hatcher avesse indicato la fede nuziale di Bill e aveva detto:

“La smetta di provare a rimettere le cose a posto con sua moglie. E’ impossibile.”

Hatcher aveva avuto ragione, e Bill ora era nel bel mezzo di un brutto divorzio.

Alla fine di quella visita, aveva detto a Riley qualcosa che ancora la perseguitava.

“Smetta di combatterlo.”

Ancora non aveva compreso a che cosa Hatcher si riferisse, quando aveva pronunciato quella frase. Ma era inspiegabilmente spaventata dall’idea che un giorno l’avrebbe scoperto.



*



Poco tempo dopo, Bill parcheggiò l’auto a fianco di un’enorme cumulo di neve, accatastata ai margini della strada, accanto alla casa di Searcy di Kelsey Sprigge. Riley vide subito un’auto della polizia nelle vicinanze; all’interno c’era una coppia di poliziotti in uniforme. Ma i due non le ispiravano molta fiducia. Il criminale, violento ed astuto, che era evaso da Sing Sing, avrebbe potuto liquidarli, se solo avesse voluto.

Bill e Riley uscirono dall’auto e mostrarono i propri distintivi ai poliziotti. Poi si incamminarono lungo il marciapiede, sgombro di neve, diretti all’abitazione. Era una casa tradizionale a due piani, con un pratico tetto basso e un porticato anteriore, ed era coperta da luci natalizie. Riley suonò il campanello.

Una donna aprì la porta con un sorriso splendido. Era magra e in forma, con indosso una tuta da jogging. La sua espressione era luminosa e gioiosa.

“Eccovi, dovete essere gli Agenti Jeffreys e Paige” lei disse. “Io sono Kelsey Sprigge. Prego, entrate. Venite via da questo freddo tremendo.”

Kelsey Sprigge condusse Riley e Bill in un soggiorno accogliente, con un fuoco scoppiettante nel camino.

“Posso offrirvi qualcosa da bere?” chiese. “Naturalmente, siete in servizio. Vi porterò del caffè.”

AndГІ in cucina, e Bill e Riley si sedettero. Riley si guardГІ intorno, posando lo sguardo sulle decorazioni natalizie e sulle dozzine di foto incorniciate, appese alle pareti e poggiate ai mobili. Erano state scattate da Kelsey Sprigge in diversi momenti della sua vita da adulta, con i figli e nipoti tutti intorno a lei. In molte foto, un uomo sorridente era al suo fianco.

Riley ricordò che Flores aveva detto che era vedova. Dalle foto, immaginò che fosse stato un matrimonio lungo e felice. In qualche modo, Kelsey Sprigge era riuscita ad ottenere qualcosa che era sempre sfuggita a Riley. Aveva vissuto una vita piena, con una famiglia amorevole, mentre lavorava come agente dell’FBI.

Riley desiderava, piГ№ di ogni altra cosa, chiederle come ci fosse riuscita. Ma, naturalmente, non era quello il momento adatto.

La donna tornГІ quasi subito, con un vassoio contenente due tazze di caffГЁ, panna, zucchero e, con grande sorpresa di Riley, uno scotch on the rocks per sГ©.

Riley era sbalordita da Kelsey. Per una settantenne, appariva energica e piena di vita, e piГ№ resistente della maggior parte delle donne che aveva conosciuto. In qualche modo, Riley sentiva che stava guardando il genere di donna che forse avrebbe potuto diventare.

“Bene, ora” Kelsey disse, sedendosi e sorridendo. “Vorrei che il nostro clima fosse più accogliente.”

Riley fu colpita dalla sua grande ospitalitГ . Date le circostanze, aveva supposto che la donna sarebbe stata molto agitata.

“Signora Sprigge—” Bill esordì.

“Kelsey, per favore” lei interruppe. “E so perché siete qui. Siete preoccupati che Shane Hatcher possa essere sulle mie tracce, e che io possa essere il suo primo bersaglio. Pensate che voglia uccidermi.”

Riley e Bill si scambiarono uno sguardo, incerti su che cosa dire.

“E naturalmente, ecco perché ci sono quei poliziotti fuori” Kelsey disse, continuando dolcemente a sorridere. “Ho chiesto loro di entrare a riscaldarsi, ma non hanno voluto. Non mi hanno nemmeno lasciato uscire per la mia corsa serale! Che peccato, amo davvero uscire a correre con questo tempo. Ma non sono preoccupata di venire uccisa, e credo che nemmeno voi dovreste esserlo. Non penso affatto che Shane Hatcher intenda fare una cosa simile.”

Riley quasi scattò: “Perché no?”

Invece, disse con cautela: “Kelsey, lei l’ha catturato. L’ha consegnato alla giustizia. Stava trascorrendo la sua vita in prigione, per causa sua. E lei potrebbe essere la ragione per cui è scappato.”

Kelsey non disse niente per un momento, intenta ad osservare la pistola nella fondina di Riley.

“Che pistola porta con sé, cara?” domandò.

“Una Glock calibro quaranta” fu la risposta di Riley.

“Bella!” Kelsey esclamò. “Posso darle un’occhiata?”

Riley porse alla donna la sua pistola. Kelsey estrasse il caricatore ed esaminò l’arma. La toccò con l’apprezzamento di un’esperta.

“Le Glock sono giunte un po’ troppo tardi perché le potessi usare” disse. “Comunque, mi piacciono. La struttura in polimero la rende gradevole al tatto, molto leggera, eccellente bilanciamento. Amo il suo aspetto.”

Rimise il caricatore al suo posto, e restituì a Riley la pistola. Poi, andò ad una scrivania. Estrasse una sua pistola semiautomatica.

“Misi ko Shane Hatcher con questa bambola” disse, sorridendo. Poi, porse la pistola a Riley, e tornò a sedersi. “Modello 459 Smith e Wesson. L’ho ferito e poi l’ho disarmato. Il mio partner voleva che lo uccidessi sul colpo, per vendicare il poliziotto che aveva ucciso. Ma non l’ho fatto. Gli dissi che, se avesse ucciso Hatcher, sarebbe stato semplicemente un corpo in più da seppellire.”

Kelsey arrossì leggermente.

“Povera me” disse. “Avrei voluto che quella storia non fosse mai venuta fuori. Vi prego, non raccontatela a nessuno.”

Riley le restituì l’arma.

“Ad ogni modo, potrei dire che ho incontrato l’approvazione di Hatcher” Kelsey proseguì. “Sapete, lui aveva un codice severo, persino per uno stupratore. Sapeva che io stavo soltanto facendo il mio lavoro. Penso che lo rispettasse. E ne fu anche grato. Ma non ha mai mostrato alcun interesse nei miei confronti. Gli ho persino scritto poche lettere, ma non mi ha mai risposto. Probabilmente, non ricorda nemmeno il mio nome. No, sono profondamente convinta che non intenda uccidermi.”

Kelsey scrutГІ Riley con interesse.

“Ma Riley — non le SPIACE se la chiamo così? — lei mi ha detto al telefono che gli ha fatto visita, che ha imparato a conoscerlo. Dev’essere un tipo piuttosto affascinante.”

Riley credette di aver sentito una nota d’invidia nella voce della donna.

Kelsey si alzГІ dalla sua sedia.

“Ma lei ascolta il mio blaterale, quando ha un uomo da catturare! E chissà che cosa potrebbe fare, persino mentre parliamo. Ho delle informazioni che potrebbero aiutare. Venite, vi mostrerò tutto quello che ho.”

Condusse Riley e Bill attraverso un corridoio, fino ad una porta che conduceva al seminterrato. I nervi di Riley entrarono in allarme.

Per quale motivo in un seminterrato? pensГІ.

Riley aveva sviluppato una lieve ma irrazionale fobia per i seminterrati da un po’ di tempo ormai: era un residuo della PTSD, contratta per essere stata tenuta prigioniera nell’intercapedine umida di Peterson, e, ancora più recentemente, per essere stata portata in un buio seminterrato da un altro killer.

Tuttavia, mentre seguivano Kelsey in fondo alle scale, Riley non scorse alcunché di sinistro. Il seminterrato conduceva ad una confortevole sala giochi. In un angolo, c’era una zona ben illuminata adibita a studio, con una scrivania ricoperta da cartelline di manila, una bacheca con vecchie fotografie e ritagli di giornali, e un paio di cassetti d’archiviazione.

“Ecco qui: tutto ciò che potreste voler sapere su �Shane la Catena’, sulla sua ascesa e sulla sua caduta” Kelsey disse. “Fate pure con comodo. Chiedete se avete bisogno di trovare un senso a tutto ciò.”

Riley e Bill cominciarono a guardare tra le cartelle. Riley era sorpresa ed elettrizzata. Era un insieme affascinante eppur spaventoso d’informazioni, molte delle quali non erano mai state scannerizzate per il database dell’FBI. La cartella che stava esaminando era fitta di elementi apparentemente poco importanti, inclusi tovaglioli di un ristorante con note scritte e schizzi relativi al caso.

Poi aprì un’altra cartella, contenente rapporti fotocopiati ed altri documenti. Riley era quasi divertita all’idea che Kelsey senz’altro non era stata incoraggiata a copiarli o tenerli. Gli originali erano certamente stati distrutti da tanto tempo ormai, dopo essere stati scannerizzati.

Mentre Bill e Riley leggevano attentamente il materiale, Kelsey sottolineò: “Immagino che vi stiate chiedendo perché non lascio semplicemente perdere questo caso. A volte me lo chiedo anch’io.”

RiflettГ© per un istante.

“Shane Hatcher è stato il mio primo contatto con il vero male” disse. “Durante i miei primi quattordici anni al Bureau, ho fatto soprattutto arredamento nell’ufficio di Syracuse, in quanto donna ero un simbolo. Ma ho lavorato a questo caso dall’inizio alla fine, parlando con i delinquenti per la strada, guidando la squadra. Nessuno pensava che avrei potuto prendere Hatcher. Infatti, nessuno era certo che qualcuno potesse farlo. Ma io ci sono riuscita.”

Ora Riley stava guardando in una cartellina, contenente foto di scarsa qualitГ , che il Bureau probabilmente non si era preoccupato di scannerizzare. Kelsey aveva ovviamente fatto di meglio che gettarle via.

Una mostrava un poliziotto seduto ad un caffГЁ, mentre parlava ad un delinquente. Riley riconobbe immediatamente il giovane uomo come Shane Hatcher. Le ci volle un momento per riconoscere il poliziotto.

“Questo è il poliziotto che Hatcher ha ucciso, non è vero?” Riley disse.

Kelsey annuì.

“L’Agente Lucien Wayles” lei rispose. “Io stessa ho scattato la foto.”

“Come mai sta parlando con Hatcher?”

Kelsey sorrise consapevolmente.

“Ecco, dunque, questo è piuttosto interessante” disse. “Immagino che abbiate sentito dire che l’Agente Wales fosse un poliziotto onesto, decorato. Questo è quello che i poliziotti locali vogliono ancora che si creda. In realtà, era corrotto fino all’osso. In questa foto, stava incontrando Hatcher, sperando di fare un patto con lui: una percentuale dei profitti garantiti dalla droga, per non interferire con il territorio di Hatcher. Quest’ultimo disse di no. Ecco perché Wales decise di portare dentro Hatcher.”

Kelsey tirГІ fuori una foto del corpo maciullato di Wayles.

“Come probabilmente saprete, la cosa non ha funzionato troppo bene per l’Agente Wayles” disse.

Riley iniziГІ a capire. Questo era esattamente il tesoro materiale che aveva tanto desiderato trovare. Ora poteva andare molto fondo nella mente del giovane Shane Hatcher.

Mentre osservava la foto di Hatcher e del poliziotto, Riley esplorò la mente del giovane. Immaginò i pensieri e lo stato d’animo di Hatcher nel momento in cui la foto era stata scattata. Ricordò anche qualcosa che Kelsey aveva appena detto.

“Sapete, lui aveva un codice severo, persino per uno delinquente.”

Dalle sue stesse conversazioni con Hatcher, Riley sapeva che era ancora vero oggi. E ora, guardando la foto, Riley poteva percepire il disgusto viscerale di Hatcher per la proposta di Wayles.

L’ha offeso, pensò Riley. E’ stato come un insulto.

C’era poco da meravigliarsi se Hatcher aveva fatto di Wayles un esempio tanto raccapricciante. Secondo il contorto codice di Hatcher, era la cosa giusta da fare.

Frugando in mezzo ad altre foto, Riley ne trovГІ una segnaletica di un altro delinquente.

“Chi è questo?” Riley chiese.

“Smokey Moran” Kelsey rispose. “Il più fidato luogotenente di Shane la Catena, fino a quando l’ho arrestato in fragrante per spaccio di droga. Ha scontato una lunga pena detentiva, perciò non ho avuto alcun problema a far sì che testimoniasse contro Hatcher, in cambio di un po’ di sconto di pena. Ecco, infine, come ho incastrato Hatcher.”

Riley ebbe la pelle d’oca mentre toccava la foto.

“Che n’è stato di Moran?” lei chiese.

Kelsey scosse la testa con disapprovazione.

“E’ ancora là fuori” rispose. “Spesso vorrei non aver fatto quel patto. Per anni e anni ormai, ha gestito quasi ogni tipo di attività da gang. I delinquenti più giovani lo guardano con ammirazione. E’ intelligente ed inafferrabile. La polizia locale e il Bureau non sono mai riusciti ad assicurarlo alla giustizia.”

Quel formicolio divenne più forte. Riley si ritrovò nella mente di Hatcher, che rimuginava in prigione per decenni sul tradimento di Moran. Nell’universo morale di Hatcher, un uomo simile non meritava di vivere. E giustizia non era mai stata fatta.

“Ha il suo attuale indirizzo?” Riley chiese a Kelsey.

“No, ma sono sicura che l’ufficio di zona l’abbia. Perché?”

Riley fece un respiro profondo.

“Perché Shane andrà ad ucciderlo.”


CAPITOLO SETTE



Riley era consapevole del grave pericolo che stava correndo Smokey. Ma in realtГ  non le importava molto di quel violento delinquente in carriera.

Contava solo Shane Hatcher.

Il suo lavoro consisteva nel riportarlo in prigione. Se poi fossero riusciti a catturarlo prima che uccidesse Moral per vendicarsi di come si era comportato, tanto meglio. Lei e Bill si sarebbero recati all’indirizzo di Moran, senza dargli alcun preavviso, contattando nel frattempo il commissariato di zona per fare affluire rinforzi sul posto.

Il viaggio dalla casa di Kelsey Sprigge, nella benestante Searcy, ai quartieri molto più sinistri delle gang di Syracuse durò circa mezz’ora. Il cielo era nuvoloso, ma non stava nevicando, e il traffico si muoveva normalmente lungo le strade sgombre.

Mentre Bill guidava, Riley accedette al database dell’FBI, e svolse una rapida ricerca al cellulare. Vide che la situazione delle gang locali era pessima. Varie bande avevano operato nella zona sin dai primi anni ’80. All’epoca di Shane la Catena, si era trattato soprattutto di delinquenti locali. In seguito, le gang nazionali si erano trasferite lì, portando con sé un’incredibile livello di violenza.

Le droghe, che innescavano questa violenza con i guadagni che potevano garantire, erano diventate più strane e molto più pericolose. Ora si vendevano sigarette di PCP e sostanze note come il “fulmine bianco”. Chissà quali altre sostanze ancora più letali sarebbero apparse in futuro …

Mentre Bill parcheggiava di fronte all’edificio cadente, dove viveva Moran, Riley vide due uomini, con indosso le giacche dell’FBI, uscire da un’altra auto; riconobbe gli Agenti McGill e Newton, che avevano incontrato all’aeroporto. Indossavano dei giubbotti antiproiettile sotto le giacche e reggevano in mano fucili Remington per il tiro di precisione.

“L’appartamento di Moran è al terzo piano” Riley disse.

Quando il gruppo di agenti si spostò verso l’entrata del palazzo, si imbatté in alcuni delinquenti, sparsi nel freddo e trasandato ingresso. Erano fermi lì, con le mani nelle tasche, seminascosti nelle loro felpe con cappuccio, e sembrarono prestare poca attenzione alla squadra armata.

Le guardie del corpo di Moran?

Lei non pensГІ che avrebbero provato a fermare la sua piccola unitГ  di agenti, sebbene potessero segnalare a Moran che qualcuno stava salendo di sopra.

Sembrava che McGill e Newton conoscessero quei giovani. Gli agenti diedero loro delle rapide pacche sulle spalle.

“Siamo qui per vedere Smokey Moran” Riley disse.

Nessuno dei giovani disse una parola. Si limitarono a guardare gli agenti con espressioni strane e vuote. A Riley parve un atteggiamento strano.

“Fuori” disse Newton, ed i ragazzi annuirono, uscendo dalla porta principale.

Guidati da Riley, i quattro agenti si precipitarono in cima alle tre rampe di scale. Quelli del posto si muovevano in testa al gruppo, controllando attentamente ogni corridoio. Al terzo piano, si fermarono davanti all’appartamento di Moran.

Riley bussò bruscamente alla porta. Non udendo risposta, gridò: “Smokey Moran, sono l’Agente dell’FBI Riley Paige. Io e i miei colleghi dovremmo parlarti. Non intendiamo farti niente. Non siamo qui per arrestarti.”

Di nuovo, non ci fu alcuna risposta.

“Abbiamo ragione di credere che la tua vita sia in pericolo” Riley gridò.

Ancora nessuna risposta.

Riley girò la maniglia della porta. Sorprendentemente non era chiusa e la porta si aprì.

Gli agenti entrarono in un appartamento ordinario, privo di qualsivoglia decorazione. Non c’erano nemmeno il televisore o altri apparecchi elettronici; nessun segno di un computer. Riley intuì quale fosse il modo di agire di Moran: era riuscito a dominare il sottobosco criminale, dando soltanto ordini faccia a faccia. Non andando mai in rete, senza usare neppure il telefono, era rimasto invisibile al radar delle forze dell’ordine.

Decisamente un individuo scaltro, pensГІ Riley. Talvolta i vecchi metodi funzionano al meglio.

Ma lui sembrava scomparso. I due agenti del posto controllarono rapidamente tutte le stanze e gli armadi. Nessuno era all’interno dell’appartamento.

Tutti tornarono in fondo alle scale. Ritornati nell’androne, McGill e Newton sollevarono i fucili, pronti ad entrare in azione. I giovani delinquenti li aspettavano alla base delle scale.

Riley li guardò. Si rese conto che avevano ovviamente eseguito l’ordine di lasciare Riley ed i colleghi cercare nell’appartamento vuoto. Ora sembrava che avessero qualcosa da dire.

“Smokey ha detto che pensava che sareste venuti” uno dei giovani delinquenti disse.

“Ci ha detto di darvi un messaggio” un altro disse.

“Ha detto di cercarlo al vecchio Deposito Bushnell in Dolliver Street” un terzo intervenne.

Poi, senza aggiungere altro, si misero da parte, lasciando agli agenti abbastanza spazio per andarsene.

“Era solo?” Riley domandò.

“Lo era quando se n’è andato da qui” uno dei giovani rispose.

Una sorta di solenne inquietudine si sentiva nell’aria. Riley non sapeva come interpretarla.

McGill e Newton mantennero gli occhi sui giovani, mentre gli agenti uscivano. Quando giunsero all’esterno, Newton disse: “So dove si trova il deposito.”

“Anch’io” McGill aggiunse. “E’ solo a pochi isolati da qui. E’ abbandonato ed è in vendita, e si dice che intendano trasformarlo in un condominio di lusso. Ma non mi piace l’idea. Quel posto é perfetto per un agguato.”

Prese poi il cellulare e chiese di far affluire ulteriori rinforzi sul posto.

“Dovremo stare attenti” esclamò Riley. “Fate strada.”

Bill sedette al posto di guida e iniziГІ a seguire il SUV dei locali.

Entrambe le auto parcheggiarono di fronte ad fatiscente edificio di mattoni su quattro piani, con una facciata cadente e finestre rotte. In quel momento, un altro veicolo dell’FBI accostò. Guardando verso l’edificio, Riley comprese che cosa aveva inteso dire McGill e perché avesse richiesto ulteriori rinforzi. Il posto era enorme e pericolante, con tre piani bui e finestre rotte. Tutte le finestre potevano facilmente nascondere un tiratore con un fucile.

Tutti e quattro gli agenti del luogo erano armati di fucili, ma lei e Bill disponevano solo di pistole. Potevano essere dei bersagli facili in una sparatoria.

Eppure, un agguato non aveva alcun senso per lei. Dopo aver evitato scaltramente l’arresto per circa trent’anni, perché un uomo sveglio come Smokey Moran doveva fare qualcosa di incauto come sparare ad agenti dell’FBI?

Riley chiamГІ gli altri agenti alla radio.

“Indossate ancora i giubbotti antiproiettile?” chiese.

“Sì” giunse la risposta.

“Bene. Restate in auto, finché non vi dico di uscire.”

Bill aveva giГ  raggiunto il sedile posteriore del loro abbondante SUV per prendere due giubbotti in Kevlar. Lui e Riley se li infilarono rapidamente. Poi, lei trovГІ un megafono.

Abbassò il finestrino, e gridò in direzione dell’edificio.

“Smokey Moran, siamo dell’FBI. Abbiamo ricevuto il tuo messaggio. Siamo venuti per te. Non vogliamo farti del male. Esci dall’edificio con le mani in alto, e parliamo.”

Lei attese per un intero minuto. Non accadde niente.

Riley comunicГІ via radio con Newton e McGill.

“Io e l’Agente Jeffreys stiamo uscendo dal nostro veicolo. Quando saremo fuori, uscirete anche voi, con le armi puntate. Ci vedremo alla porta d’ingresso. Tenete gli occhi aperti. Se vi accorgete di qualsiasi movimento da qualche parte all’interno dell’edificio, mettetevi al riparo.”

Riley e Bill uscirono dal SUV, e Newton e McGill uscirono dalla loro auto. Altri tre agenti dell’FBI armati pesantemente uscirono dal veicolo appena arrivato, e si unirono a loro.

Gli agenti si mossero con cautela verso l’edificio, tenendo d’occhio le finestre con le armi puntate. Infine, raggiunsero la relativa sicurezza dell’enorme porta d’ingresso.

“Qual è il piano?” McGill chiese, senza riuscire a nascondere un certo nervosismo.

“Arrestare Shane Hatcher, se è lì dentro” Riley disse. “Ucciderlo se necessario. E trovare Smokey Moran.”

Bill aggiunse: “Dovremo cercare nell’intero edificio.”

Riley notГІ che gli agenti locali non apprezzavano molto quel piano. Non poteva biasimarli.

“McGill” disse, “iniziate dal pianoterra e non trascurate nulla. Jeffreys e io andremo fino all’ultimo piano, e controlleremo tutto partendo da lì. Ci vediamo al centro.”

McGill annuì. Riley notò che la sua espressione tradiva un po’ di sollievo. Chiaramente sapeva che, probabilmente, il pericolo non era ai piani bassi. Bill e Riley si sarebbero esposti ad un rischio considerevolmente maggiore.

Newton la sorprese: “Salgo con voi.”

Sembrava deciso e tranquillo; Riley non fece alcuna obiezione.

Bill spinse i battenti della porta e tutti e sette gli agenti entrarono. Un vento gelido entrava dalle finestre del pianoterra, che era costituito da un grande ambiente vuoto, in cui si notavano solo colonne e porte che conducevano a stanze adiacenti. Lasciando McGill e gli altri tre a cominciare da laggiù, Riley e Bill si diressero verso una tromba delle scale più minacciosa. Newton li seguì da vicino.

Nonostante il freddo, Riley sentiva il sudore nei guanti e sulla fronte. Sentì il cuore batterle forte e si sforzò molto per tenere il respiro sotto controllo. Non importava quante volte lo avesse fatto, non si sarebbe mai abituata. Nessuno poteva farlo.

Alla fine, entrarono nel piano superiore dell’edificio.

Il cadavere fu la prima cosa che catturò l’attenzione di Riley.

Era legato con del nastro adesivo in posizione verticale ad un palo ed era così malridotto da non poter nemmeno quasi essere più definito umano. Le catene dei pneumatici erano avvolte intorno al suo collo.

L’arma prescelta di Hatcher, ricordò Riley.

“Questo dev’essere Moran” Newton disse.

Riley e Bill si scambiarono un’occhiata. Sapevano che non era il momento di abbassare le armi, non ancora. Il corpo poteva essere un trucco di Hatcher per attirarli fuori.

Mentre si avvicinavano al cadavere, Newton tenne il fucile puntato dritto davanti a sГ©.

Le suole delle scarpe di Riley finirono in gelide pozze di sangue, mentre si avvicinava al corpo. Il volto era tanto malridotto da rendere impossibile un riconoscimento e sarebbe stato necessario ricorrere al DNA o alle impronte dei denti per identificarlo. Ma Riley non aveva alcun dubbio sul fatto che Newton avesse ragione; doveva trattarsi di Smokey Moran. Grottescamente, aveva ancora gli occhi spalancati, e la testa era fissata con nastro adesivo, in modo che sembrasse osservare direttamente Riley.

Riley si guardГІ di nuovo attorno.

“Hatcher non è qui” disse infine, rimettendo la sua pistola nella fondina.

Bill la imitГІ e si diresse verso il cadavere, accanto a Riley. Newton restГІ vigile, impugnando il suo fucile e muovendolo in tutte le direzioni.

“Che cos’è questo?” Bill disse, indicando un pezzo di carta ripiegato, che fuoriusciva dalla tasca della giacca della vittima.

Riley estrasse il foglietto e vi lesse:

“Un cavallo è legato ad una catena di 7,30 metri e mangia una mela, che è quasi ad 8 metri di distanza. Come ha fatto il cavallo ad arrivare alla mela?”

Riley s’irrigidì. Non era strano che Shane Hatcher avesse lasciato un indovinello. Diede il biglietto a Bill, che lo lesse, guardandola con un’espressione perplessa.

“La catena non è legata a niente” Riley spiegò.

Bill annuì. Riley era certa di aver risolto l’indovinello:

Shane la Catena adesso era libero.

Ed aveva appena iniziato a godere della sua libertГ .


CAPITOLO OTTO



Seduta con Bill al bar dell’albergo, quella sera, Riley non riusciva a liberarsi dall’immagine del corpo tumefatto dalla mente. Né lei né Bill erano stati in grado di trovare un senso in quanto era successo. Non riusciva a credere che Shane Hatcher fosse evaso da Sing Sing per uccidere Smokey Moran. Ma, indubbiamente, aveva ucciso l’uomo.

Le luci natalizie del bar sembravano pacchiane piГ№ che un simbolo delle festivitГ .

Riley porse il suo bicchiere vuoto ad una barista di passaggio, dicendo: “Ne prendo un altro”.

NotГІ che Bill la stava guardando con imbarazzo e ne comprese immediatamente il motivo. Era il suo secondo bourbon on the rocks. Bill sapeva che la storia di Riley con gli alcolici non era affatto piacevole.

“Non preoccuparti” gli disse. “Questo è l’ultimo per stasera.”

La donna non aveva alcun desiderio di ubriacarsi. Tutto ciò che voleva era rilassarsi un po’. Il primo bicchiere non l’aveva aiutata, e dubitava che il secondo ci sarebbe riuscito.

Riley e Bill avevano trascorso il resto di quella giornata a discutere sulle conseguenze dell’omicidio di Smokey Moran. Mentre lei e Bill avevano lavorato con la polizia locale ed il team del coroner sulla scena del crimine, avevano rimandato gli Agenti McGill e Newton all’edificio in cui aveva vissuto Moran. Avrebbero dovuto parlare con i giovani delinquenti che erano stati di guardia nell’androne. Ma quelli non si trovavano da nessuna parte. L’appartamento di Moran restava aperto ed incustodito.

Appena la barista mise il drink di fronte a Riley, quest’ultima rammentò le parole che i delinquenti le avevano rivolto nell’androne:




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